Provascheda Ali #hype

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    Rachida
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    Ali Bryne

    Nome e cognome:Ali, con l’accento sulla “A”. Solo Àli. E’ così che lo chiamava affettuosamente sua madre, da bambino. E’ il diminutivo di Аалим (Aalim), che significa “il saggio”, “colui che impara”. Sbagliato per lui, forse, dato che il ragazzo non ha nemmeno imparato il proprio nome correttamente. Quando gli aiuti umanitari arrivarono in quella città devastata, Ali era senza documenti, senza sua madre, senza nessuno che potesse aiutarlo a comprendere domande poste in un'altra lingua. E quando uno dei volontari gli fece intendere di voler conoscere il suo nome, lui rispose semplicemente “Ali”, perché era questo l’unico appellativo con cui qualcuno l’avesse mai chiamato, l’unico di cui avesse memoria. Il suo cognome è Bryne, ed è l’unico di cui abbia memoria. I ricordi della sua famiglia prima di Besaid sono qualcosa di molto confuso, un misto di volti senza associazione a nomi o voci. Ha assunto questo cognome quando è stato adottato da Telonius ed Elisabeth, entrando a far effettivamente parte di quella strana famiglia composta da persone non legate dal sangue, e in qualche caso nemmeno dall’affetto

    Data e luogo di nascita: Groznyj (Cecenia), 1 dicembre 1989. Ali nacque in una fredda notte di inizio dicembre, in una casa angusta e dalle pareti spoglie. Terzogenito di una famiglia abbastanza povera, fu ben accolto in quel piccolo nido d’amore costruito dai suoi genitori con tanta fatica. Non durò molto quell’idillio, di cui ha perso la memoria. Presto suo padre dovette abbandonare il lavoro per unirsi alla resistenza armata, sua madre organizzare una fuga dopo l’altra insieme ai propri bambini. Una fuga vana, percorsa sempre entro quel recinto dal quale non era possibile fuggire. Non restarono che macerie del luogo che vide i suoi natali, dopo che la guerra stese il suo mantello sopra quella città, nata per fiorire ed infine divenuta un cimitero a cielo aperto.

    Età:30 anni, ancora da compiere. A volte ha l’impressione che il tempo sia scorso tanto velocemente da averlo condotto a quel punto senza che nemmeno se ne rendesse conto. Altre volte invece, gli sembra di aver vissuto tante vite diverse. La guerra, la nuova vita a casa Bryne, l’indipendenza, i momenti con Naevia, quello che è stato dopo, non sembrano tasselli congiunti di una stessa esistenza, ma attimi paralleli, vite diverse, come quelle che solo il protagonista di un libro potrebbe vivere. Ma non è come attraversare l’armadio di Narnia, non si ricomincia daccapo una volta tornati indietro. Non festeggia mai il suo compleanno, nonostante sua madre gli faccia trovare sempre un dolce in frigo ogni primo dicembre. Continua a farlo, da ventidue anni ormai.

    Status sociale:Normale(?). Insomma, riesce a vivere dignitosamente con lo stipendio che percepisce, anche se arrivare a fine mese pagando baby sitter per giornate intere non è sempre facile. Per fortuna possiede un appartamento di sua proprietà –acquistato con non poche fatiche insieme a Naevia- al centro di Besaid, e almeno non deve pagare l’affitto. Nonostante provenga da una famiglia più che benestante, non ha mai chiesto aiuto ai suoi. Suo padre, dal canto suo, gli ha persino tolto il saluto da quando se n’è andato, non ha voluto saperne di andare al suo matrimonio o di conoscere sua figlia. Dopo la morte di Telonius non si è nemmeno interessato a una eventuale eredità, che al momento è in mano a sua madre, com’è giusto che sia.

    Status civile:Vedovo. Ali era uno di quelli che non credeva nell’amore. Scettico, credeva che non fosse altro che una costruzione mentale e sociale, un modo che le persone avessero per sentirsi meno sole. Non ebbe che storie passeggere, per anni. Poi conobbe Naevia, e tutta la visione che fino ad ora aveva avuto cambiò. Assumeva un altro colore, la vita, quando c’era lei. Non era semplice attrazione fisica, un semplice desiderio del corpo di trovare appagamento. Era qualcosa di più, quello che provava per lei. Una soffocante necessità di appartenersi in tutti i modi possibili, di sfidare il destino e il mondo intero per ritagliarsi un posto tra le braccia dell’altro, qualcosa di tanto intenso da non riuscire a esistere senza. Si erano conosciuti all’accademia e fin da subito si erano odiati. Avevano poi fatto coppia al dipartimento di Besaid, e l’odio si era trasformato in un punzecchiarsi reciproco, in un modo per tenersi distanti, per non cedere a quella forza che sembrava tenerli sempre più vicini. E poi era accaduto, e semplicemente avevano osato avvicinarsi tanto da bruciarsi, dando il via a quella reazione a catena impossibile da fermare. Si sposarono dopo qualche anno, in una soleggiata giornata d’estate, e appena un anno dopo nacque la piccola Eleanor. Non aveva mai creduto nell’amore, Ali, che in troppi pochi casi lo aveva vissuto, eppure si era trovato a ricredersi, tanto da ritrovarsi a vivere d’amore, a basare la sua intera esistenza su di esso, a sublimarlo tanto da farlo divenire inquantificabile. Ma ha capito ben presto che l’amore ha due facce. Tanto dà e tanto toglie. Era una mattinata qualunque di giugno, quando ricevette quella telefonata da parte dei colleghi del distretto di Bergen. Poche parole, secche, sussurrate in tono sommesso. Poche parole che in un solo istante riuscirono a spezzarlo senza più possibilità di recupero. Perché l’amore è pericoloso, e non è vero che è in grado di vincere tutto, come affermavano gli antichi. L’amore perde e si perde, si frantuma e precipita, portando con se coloro che ad esso si erano incatenati come Andromeda alla roccia. Non ha più provato l’amore che era solo per Naevia, Ali, e non riesce nemmeno a concepire l’idea di poter amare di nuovo qualcuno in tal modo. Qualcuno che non sia sua figlia Eleanor, s’intende. Lei è la luce dei suoi occhi, ed è dannatamente iperprotettivo ni suoi confronti. Lei è quella parte del suo cuore sopravvissuta al destino, quella a cui ora la sua anima si appiglia totalmente. Crede ancora nell’amore, Ali, ma non si fida. Sa ora che la visione che aveva avuto prima di Naevia non era sbagliata, era semplicemente più facile. Si sente vuotato, incapace di andare avanti, di rifarsi una vita come la sua amata di certo avrebbe voluto. Porta ancora la fede al dito, monito di quella ferita che non riesce a guarire.



    Particolarità:

    Lavoro/i:Sbyrro infame

    Aspetto fisico:

    Aspetto caratteriale:

    nvK6CDO


    Background:

    Besaid, 29 dicembre 2018 – Seduta numero 5.
    -“Cosa ricorda della sua vita prima dell’arrivo a Besaid?”
    Cercò di fare mente locale, di dare un filo logico a quelle immagini sconnesse, prima di formulare una risposta. Non era un quiz a risposte multiple, quello. Servivano discorsi, continuità, un attingere ai più profondi incunaboli della memoria. Serviva ricordare qualcosa che sembrava essere accaduto a qualcun altro, attingere a memorie che aveva sostituito con altre, vuoti che aveva riempito. Serviva rivivere e accettare incubi che sembravano essere divenuti ciclici, la genesi di tutto ciò che l’aveva condotto a quel momento.
    ”Non ricordo molto, probabilmente all’epoca non mi rendevo nemmeno conto di dove mi trovassi. Ricordo dei momenti, delle sensazioni, dei volti. Ricordo di aver salito una marea di scale. Credo fosse casa mia l’appartamento in cui andavamo. Era piuttosto buio e spoglio, c’era una cucina con una stufa a legna e la muffa sugli angoli delle pareti. Non so se lo sto solo immaginando, ma mi pare ci fosse una stanza con un letto in ferro battuto che sembrava altissimo. E poi in una stanza c’erano dei materassi stesi a terra, in cui dormivamo almeno in quattro. Avevo dei fratelli più grandi ed uno più piccolo, o almeno così mi sembra di ricordare. Non siamo stati molto in quella casa credo. E’ tutto abbastanza confuso”. Respirò a fondo, cercando di fare mente locale. ”Non so chi sia mio padre. Ho svariati volti stampati nella mente, ma non so se il suo sia uno di questi. Però ricordo mia madre. Aveva i capelli castani, la pelle olivastra. Ricordo che indossava sempre una giacca marrone, che odorava sempre di fuliggine. Ricordo il calore delle sue braccia, ma non ho memoria né della sua voce né del suo nome. Ricordo che è sempre stata al mio fianco finché un giorno abbiamo attraversato un passaggio sotterraneo, e quando mi sono voltato non l’ho più trovata. Ho provato a cercarla in mezzo alla folla, ma lei non c’era più. Sospirò. Era strano rivivere quei ricordi, strano parlarne, dato che non lo aveva mai fatto se non con Naevia. Dopo il suo arrivo a Besaid nessuno gli aveva mai chiesto chi fosse stato, ma solo chi avrebbe voluto diventare. E mai aveva nominato sua madre se non per rivolgersi alla signora Bryne. ”Ricordo la guerra. A volte mi sveglio in piena notte e mi sembra di sentire ancora i colpi di mortaio. Ricordo le sirene e il senso d’angoscia che comportavano, le corse per mettersi al riparo. Stringevo spesso una bambina, credo fosse mia sorella, mentre stavamo stipati tutti in un piccolo ambiente dalle pareti di cemento armato. Contavamo fin dove riuscivamo aspettando che calasse il silenzio, e quando non conoscevamo più i numeri ricominciavamo. Ogni numero speravo fosse l’ultimo, eppure spesso quei rumori duravano per giorni e giorni, facevano tremare ogni cosa. Ricordo la sensazione di terrore ogni volta che un aereo passava sopra la città…ma che dico, non c’era una città. Era un cumulo di macerie, in cui si marciava per file scortati da soldati armati. Ormai non ci si accorgeva nemmeno più dei singoli spari. Ho saputo solo dopo, leggendolo, quanto quella guerra sia durata e quante vittime ci siano state, perché in quel momento nemmeno me ne sono reso conto. I giorni sembravano tutti uguali, nessuno aveva una casa propria, eravamo tutti una grande famiglia. Spesso venivamo spostati, e allora camminavamo in mezzo alle macerie, a volte raccoglievamo qualcosa. Ogni giorno qualcuno mancava all’appello, qualcuno moriva in quei rifugi. Credo di aver compreso che quella fosse la guerra solo quando ho smesso di sentire gli spari, quando ho sperimentato la quiete dopo la tempesta. Ricordo la prima volta che ho camminato liberamente per ciò che restava della città, c’era il sole, c’era un silenzio irreale. Ricordo persone con delle divise colorate avvicinarsi per la prima volta senza armi, portarmi del cibo che non avevo mai assaggiato prima. Alcuni parlavano in una lingua che nemmeno comprendevo, sorridevano, regalavano giocattoli. Non so che fine abbiano fatto i miei fratelli. Ricordo solo di essere salito su una macchina insieme ad altre persone e di non aver più visto quel posto dopo allora.” Concluse. Quella parte della sua vita era dannatamente confusa.
    -“E poi sei arrivato a Besaid? Com’è stato?”
    ”Credo di si, non so se ci siano state altre tappe in mezzo. Ricordo comunque di essere arrivato in questo posto in cui le persone parlavano ancora un’altra lingua. Aveva un suono strano. Facevano domande a cui non sapevo minimamente come rispondere, e dovevo provare a farmi capire a gesti. Era diverso da prima, tutto dannatamente pulito e ordinato. Le case erano basse, colorate e tutte in piedi, i prati curati. Non so dove mi trovassi la prima volta che ho visto Telonius ed Elisabeth. Ero seduto su una sedia, in un corridoio. Lui mi squadrava quasi cercando qualsiasi difetto in me –e ne avrebbe trovati, sicuramente. Lei invece si accovacciò alla mia altezza e mi parlò, anche se non so bene cosa mi disse. Qualche giorno dopo tornarono a prendermi e mi portarono a casa loro. Sembrava un castello. Il salone aveva dei soffitti altissimi, e c’erano un sacco di stanze piene di oggetti che in quel momento mi sono sembrati stranissimi. Alambicchi, carte, distese immense di libri. Ricordo di essermi sentito dannatamente fuori luogo in quello spazio tanto grande, e di aver tentato la fuga almeno una decina di volte. Nemmeno io sapevo dove volessi andare. Eppure quel posto mi sembrava troppo. Hanno addirittura provato a mandarmi a scuola. Ricordo gli sguardi curiosi degli altri bambini, il loro rivolgermi parole che io non comprendevo, e poi il loro escludermi da tutto. Ricordo la rabbia che provavo nel non riuscire a esprimere tutto ciò che avevo da dire, a parole. Mia madre, si beh ormai la chiamo così, la signora Bryne insomma, deve aver ben deciso di tenermi a casa a un certo punto, e di trovarmi un’insegnante bilingue in grado di insegnarmi il Norvegese… Rise. Oltre al Norvegese, sua madre e l’insegnante avevano dovuto insegnargli anche come stare al mondo, dato che il ragazzo si era rivelato piuttosto aggressivo nei confronti dei suoi coetanei. Purtroppo non era che ciò che la guerra aveva plasmato: una specie di selvaggio abituato a sopravvivere, non a vivere nel mondo civile. ”Comunque, alla fine come si può notare, il tentativo è riuscito. Oltre a parlare, leggere e scrivere in Norvegese, comunque, mia madre mi ha insegnato anche molte cose riguardanti la scienza, la storia, la matematica. Lei era una scienziata, lo è ancora in effetti. Non è riuscita a salvarmi da almeno una bocciatura ma hei, ha fatto il possibile. E poi è riuscita a colmare un po’ il vuoto che provavo, il mio senso di smarrimento, le mie paure. Non posso dire lo stesso di Telonius, lui è sempre stato piuttosto freddo e autoritario, una specie di generale. Non è mai venuto ai colloqui, mai ad una recita scolastica, mai ad un pic nic sulla spiaggia. Stava sempre chiuso nel suo laboratorio, a fare chissà cosa. So che dovrei essergli grato per avermi strappato a quell’inferno, e davvero, lo sono, ma non posso esserlo per nient’altro. Per anni ho provato a dimostrargli il mio valore, a strappargli dalla bocca un “sono fiero di te” o almeno un sorriso, ma niente. Era sempre così distante. Non riesco ad odiarlo, ma nemmeno ad amarlo. E non riesco a fare a meno di chiedermi cosa mia madre abbia trovato in lui tanto da decidere di restargli accanto per tutta la vita.
    Per fortuna –o sfortuna- non siamo stati soli. Ho trovato dei fratelli anche nella nuova famiglia, anche se il nostro rapporto è andato sempre altalenando. Inutile dire che tra scaramucce tra di noi e armistizi per uno scopo comune abbiamo messo a soqquadro la villa. Mi chiedo ancora come possa essere ancora in piedi. In quei casi Telonius interveniva, certo per le punizioni era sempre presente. Faceva paura il suo tono di voce. Ne ho avuto il terrore almeno finchè non me ne sono andato. Mi rendo conto di essermi comportato da ingrato, e lui non ha mai smesso di rinfacciarmelo fin quando non ha tirato le cuoia, ma credo di essere arrivato ad un punto in cui intraprendere una strada mia è stata l’unica scelta possibile. Per lui non sono mai stato abbastanza. Non abbastanza intelligente, obbediente, studioso, diligente. E più lui disprezzava ogni mio progresso e più la sua presenza continuava a nausearmi. Così appena finita la scuola ho fatto i bagagli e me ne sono andato. Mia madre mi ha fatto da complice, anche se lui non lo sa. Con lei abbiamo continuato a vederci di nascosto anche dopo. E’ una nonna adorabile, e stravede per Eleanor. Non so come farei senza di lei…”
    Sorrise, parlando di sua madre. Era sempre stato così. Lei era sempre stata una luce in mezzo all’oscurità, l’unica fonte di quell’affetto in grado di cancellare l’orrore e la paura.
    -Ok, aspetta un attimo, forse abbiamo saltato un passaggio… Lo riprese la sua interlocutrice.
    ”Ah si è vero. Dunque. Me ne sono andato di casa e sono entrato in polizia. Stupido vero? Fuggire da una guerra e buttarsi verso la cosa che ci somiglia di più. Forse all’inizio ho scelto questa strada solo perché era ciò che Telonius nemmeno aveva concepito riguardo al mio futuro, un modo per fargli un dispetto, ma poi ho capito che forse questa era l’unica strada possibile. L’unica in cui avrei potuto mettere anche l’anima, oltre che il corpo, qualcosa in cui avrei potuto credere. Non era un sadico tornare alle origini, ma un modo per evitare che altre persone provassero ciò che ho provato io. Le perdite, il costante sentirsi in pericolo, si possono evitare. E fare qualcosa per impedire che accada è ciò che mi spinge ad andare avanti ogni giorno, a indossare una divisa e portare ordine –anche se nel piccolo di una città come Besaid- in mezzo al caos. Avevo una partner, all’inizio, si chiamava Naevia. Lo è rimasta per poco, dato che ci siamo sposati e che ci hanno assegnato a squadre diverse, di conseguenza. A volte vorrei non averlo, fatto, e aver potuto così rimanere a coprirle le spalle. Magari sarebbe andata diversamente… Abbassò lo sguardo, ripensando a ciò che era accaduto. Teneva al sicuro le persone, ogni giorno, eppure non ci era riuscito con colei che più amava al mondo. Questa era la sua condanna e il suo paradosso.
    ”- Tenevi molto a lei?” Che domanda stupida.
    ”Più che alla mia stessa vita. Lei era…non so nemmeno come descriverla. Lei è stata l’unica che è riuscita a squarciare il velo, ad andare oltre l’apparenza, a vedermi quando nessun altro riusciva a farlo. E non ero pronto, davvero, non avevo nemmeno idea che si potesse amare qualcuno così tanto. E quando è nata Eleanor, Dio, credevo che il cuore potesse scoppiarmi. Era tutto così perfetto, tutto dannatamente al suo posto. Era come se la mia intera vita mi avesse condotto a quel momento. Era così piccola, così fragile, lo è ancora…” Si incupì, sempre più. Succedeva sempre quando, ripensando ai momenti belli si arrivava, per divenire, a quelli peggiori.
    ”Non so come spiegarle che sua madre non tornerà. Ormai inizia a chiedermelo e io non so nemmeno come spiegare a me stesso cosa è successo. Non ce la faccio a dirle che il mondo non è così bello e pacifico come lo immagina, che non potrà averla indietro. Non so nemmeno se sarò all’altezza di… possiamo fermarci?
    La sensazione di sprofondare. Era quella la sensazione che lo assaliva ogni volta rivolgesse il pensiero a Naevia. Ogni volta che Eleanor chiedeva “Dov’è la mamma?” e lui restava in silenzio o cambiava argomento. Era passato troppo poco tempo. Un solo Natale senza di lei, una sola estate. Non sembrava passato che un giorno dal momento in cui il suo cuore sembrava essersi fermato.

    Tentativo numero 5- Fallito.

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    Prestavolto: David Castaneda

    OPZIONALE - manzo personaggio di: Iwar

    OPZIONALE - TIMELINE
    Nascita: 1 dicembre 1989
    Primo conflitto ceceno: 1994-1996

    Adozione dei Bryne: febbraio 1997

    Agosto 2009: se ne va di casa e inizia l'accademia di Polizia

    2014: Sposa Naevia Bahumann

    20 settembre 2016: Nascita di Eleanor

    18 giugno 2018: Morte di Naevia

    2018: morte di Telonius (padre adottivo) non so quando ma poco dopo ecco cia1


    Edited by Abyssus - 24/4/2019, 19:08
     
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